Un’eco arriva tra echi lontani…
Davanti alle bozze del libro di Paola Nazzaro,
Bambinadacciaio, come lei stessa ama definirsi con ironia,
sfogliandole in un primo momento ho provato una strana
sensazione: un certo smarrimento, per gli echi che percepivo
e che parevano emergere dalle pagine.
Poi, rapidamente, sono stato dominato dalla lettura, conquistato
da una scrittura attraente e inquieta. E sono entrato
volentieri nel sinuoso sibilare di echi che il bel libro cerca
e abbandona, come vedremo. Mi sono reso conto di una precisa
strategia in svolgimento.
Paola Nazzaro è un’artista ancora giovane e molto consapevole.
Allinea, organizza le sue righe con una abilità che colpisce.
Per condurci dove?
Lo scopriamo presto: in un viaggio denso di sorprese nella
sua vita, nelle esperienze compiute e in divenire.
L’eco del suo lavoro come costumista affiora in riferimenti
veloci. Nel libro sono pubblicate immagini (i suoi bozzetti, i
suoi disegni) che rimbalzano all’oggi da un tempo lontano,
gli anni trenta; figure esili, eleganti, insidiose, abiti femminili
abiti appena accennati, garze, cappelli come ali. “La
seduzione prima di diventare oggetto da indossare deve
essere erotismo del pensiero”, scrive la Paola Nazzaro.
L’eco del mondo dello spettacolo, in cui opera, e di cui si
diletta, proviene dai nomi di quello che la stessa autrice
chiama il suo backstage: tamara de Lempiscka, la fisicità
forte e armoniosa; Josephine Baker, la scandalosa ballerina
nera che conquistò una Parigi, una Parigi che si arrese alla
sua verve e ne fece una gran star; Barbarella, l’eroina dei
fumetti diventata la protagonista con Jane Fonda di un film. di roger vadim (il quale sposò Barbarella e Jane).
L’eco della musica e della canzone arriva delicato e imperioso:
la voce dolce drammatica di un uomo bello come Yves
Montand; i cori morbidi dei Beatles che ricompaiono ieri
oggi domani rivendicando un’epoca di miracolosi viaggi nei
molti pianeti d’amore; le rivoluzioni dei rolling stones, frenetiche
come le chitarre e batterie.
vorrei continuare con il percorso di echi, per andare attraverso
questo attraente gioco al cuore di “Carezze e korazze-
& skizzi di vita.”
A Paola Nazzaro non interessa disporre le sue pedine di
versi e di racconti secondo il ritmo di una cronologia storica
o di costume; echi e rimandi le servono per distillare una
benzina speciale che lei stessa prepara e immette nel serbatoio
della sua amata motocicletta. “io sono spigoli e acciaio”,
dice di sé con freschezza l’autrice nelle prime pagine: l’acciaio,
il suo cavallo di ragazza.
Nel serbatoio del libro la benzina fermenta in una scrittura
personale, fantasiosa, irta di invenzioni, capace di far volare
la motocicletta.
Una scrittura in cui si avverte l’eco di un libro “Lo zen e l’arte
della manutenzione della motocicletta” scritto nel 1974 da
robert M. Pirsig, digressioni filosofiche e ricerca di un io
primitivo.
L’autrice evita digressioni o intenzioni teoriche, va dritta al
suo scopo in rombanti variazioni del motore incantato dalla
sua miscela forte: un diario senza reticenze, rombante percorso
tra passato presente e futuro, che va ovunque e gira
anche intorno e dentro Napoli.
Napoli è la città in cui l’autrice è vissuta e da dove è partita
con sicurezza, già con l’idea di trasformare nell’agire il “suo”
mondo creativo. Pronta a mettersi alla prova, esaltarsi, soffrire,
punirsi, amare, odiarsi, rimettere in moto.
Allontanarsi dai miti e dalle leggende. Lasciare ai venti di
consumarsi nella velocità. Compreso l’ebbrezza del tornado
di “Easy rider” del 1969, il film di Dennis Hopper, musica,
drug e scappamenti. Fughe senza ritorni. Paola Nazzaro ama il carburante di reminiscenze, riferimenti
diretti o solo evocati, di parole, di suggestioni solo per
dare dar lena alla fluidità delle ruote e passa oltre. Dove?
Non è ancora il momento di rivelare la mia ipotesi. Manca
ancora una eco da ricordare.
L’ho scoperto quasi per caso, nei giorni in cui leggevo le
bozze di questo libro, riprendendo in mano una ristampa di
“La baby aereodinamica kolor karamella” di tom Wolfe,
uscito nel 1963.
La “baby aereodinamica kolor karamella” è la formula tutta
americana di personalizzare le automobili e fissare un fenomeno
di un’epoca in cui i giovani, ma non solo, erano alla
ricerca dello svago a ogni costo e della guerra di tutti contro
tutti per affermare davanti allo sguardo degli altri il proprio
desiderio di apparire arrivati.
tom Wolfe scrive del momento in cui, a kustom City, il
paradiso dei consumatori, era considerato una finezza cambiare
tutte le C con le k, invenzione partita da un venditore
d’auto che riverniciava le vecchie carcasse, anzi karcasse,
rimettendole nel mercato.
La “finezza” fu ripresa anni dopo anche in italia, soprattutto
negli anni settanta, gli anni del terrorismo, quando nelle
scritte sui muri comparve il cognome del ministro dell’interno
Cossiga ribattezzato kossiga, per spregio.
Anche Paola Nazzaro usa la k ma certo non ha nulla a che
fare con kustom City o con kossiga. La sua “riverniciatura”
non si ferma alla lettera ma ha come ambizioso di skizzare,
rivedere, le avventure che formano la sua personale avventura
tra amori, trasformazioni, giochi d’apparenze o di
penombre in cui rifugiarsi, nascondersi ed esplodere.
È un burlesque serio e impegnativo quello che l’artista- d’acciaio
nella pratica del talento e in una simpatica a stravaganza
non studiata- vive e semina nelle pagine; dopo averlo
fatto come sfida in uno show televisivo, come lei stessa
ricorda.
si spoglia ma non resta nuda. suggerisce. rivendica. Quel
che si vede è solo la silhouette di ciò che la Bambinadacciaio vive, ha vissuto, negli anni. Dentro e fuori se stessa.
giocando col fuori, e struggendosi con le parole per raccontare
il dentro. Alla fine scrivendo.
Per fare i conti, cercare barlumi di verità. senza acciaio e
senza una corazza di piume (è sempre espressione della
Nazzaro). Alla ricerca di chi leggerà.
Le immagini portate in scena nel libro sono diverse, sono la
ricerca di un nuovo, sono la k che appartiene all’artista (e
alla scrittrice da sempre, che decide di svelarsi).
Un segnale, un capriccio o un’ abbreviazione da cellulare ?
Un’eco. il libro è aperto per raccontare come stanno le cose
in mezzo agli echi – parola al maschile - per farsi un’eco -
parola al femminile - ovvero spirito, eleganza, grazia, e dolore.
LIBRO CAREZZE KORAZZE & SKIZZI DI VITA
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