lunedì 13 luglio 2015

Le donne che abitano in me. Capitolo 2

Un tè con ognuna di esse con:  

Paola Nazzaro, Autrice del libro Carezze Korazze &skizzi di vita. Edito da Progetto Cultura
Anna Rita Guaitoli, Giornalista, critica letteraria, studiosa del Segno Grafico
Pasqualina Cioria, Psicologa, Psicoterapeuta

Foto e Decoro Paola Nazzaro
Grazie alla lettura del libro, al rincorrersi delle emozioni, 3 donne, 3 menti diverse si sono incontrate e ritrovate davanti a un tè a chiacchierare del più e del meno. Per confrontarsi, andando oltre le apparenze, oltre le Korazze. Donne che credono nella forza creatrice delle mareggiate interiori.

I SOGNI SON DESIDERI?
(Anna Rita, Grafologa) - Cosa c’è di più sogno di quello di Alice (ovviamente, di “Alice nel paese delle meraviglie”)? Tra l’altro, anche lei, ha il suo tè.



Sai Paola, il collegamento ad Alice è quasi obbligatorio visto che nella tua prefazione sottolinei che “… era tempo di attraversare lo specchio di Alice… “.


E sì, care amiche, per farlo ci vuole coraggio. Ne abbiamo discusso. Ma in questo caso vorrei mettere l’accento sul coraggio di "congiungere" la parti diverse di sé. La fantasia, il “sogno”, può aiutare a trovare le immagini di noi che sono divise. E magari darci la spinta al viaggio della conoscenza: come è stato per l’Alice di Carroll.
Ma, qui, vorrei sentire la Psicologa. Fino a quando sognare, immaginare, fantasticare, può essere utile?

(Pasqualina, Psicologa) - La necessità di fantasticare è soggettiva. I sogni si differenziano in base all’età. In genere, i bambini e gli adolescenti sognano di più in confronto agli adulti, per loro sognare è fondamentale per esplorare nuove condizioni. Per quanto non finisce mai la tendenza a immaginare il futuro, man mano che si cresce, i sogni diminuiscono. Certo è che i momenti in cui ci si ritrova persi a sognare ad occhi aperti sono svariati, da quando si vive una situazione di stress, di frustrazione, di noia, a quando ci sentiamo come “fuori posto” rispetto al nostro mondo reale. Sognare ad occhi aperti è frequente ed è un’esperienza che appartiene alle normali attività della mente durante la quale si rielaborano informazioni della vita vera di ciò che si è e che si vive. Ovviamente, ogni persona ha il suo vissuto e il suo “mondo fantastico”, pertanto, ogni persona sogna in base alla propria realtà. I sogni possono aiutare a concretizzare i nostri propositi, indicano le aspettative, i desideri e le paure più nascoste. Sognare è un po’ come vedere una sorta di film nella nostra testa, che in alcuni momenti, può persino cambiare il nostro stato d’animo, fornendo relax e intrattenimento. Inoltre, fantasticare su qualcosa che rende felici, può aiutare a vivere meglio situazioni difficili.
Sognare fa bene, specialmente quando i sogni ci rincuorano e fa bene, soprattutto, quando si sognano cose realizzabili. Sono controproducenti, invece, quando essi diventano una fuga dalla nostra realtà, quando sono troppo rigidi e quando sono irrealizzabili. Secondo Klinger, i sogni aiutano a ottenere il massimo dal nostro cervello e sono una risorsa individuale indispensabile per affrontare la vita.
Citando Hermann Hesse: “Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni sogno cede il passo a un sogno nuovo. E non bisogna volerne trattenere alcuno”.
Di per sé, quindi, fantasticare può essere un bene ma come in tutte le cose, l'eccesso fa male.

(Anna Rita, Grafologa) - Sapete cosa diceva George Sand, una delle donne “che abitano” in Paola? “… un sogno che attraversa il cervello basta per sconvolgere tutta un’anima…” “… e io sentivo la mia volontà slanciarsi verso un nuovo periodo del mio destino. – Allora è là che tu sei? mi diceva una voce interiore; bene! cammina, avanza, impara”…
E’ stato così, per te, Paola?

(Paola Nazzaro) - Il sogno per me è stato il mio schermo privato sul quale ho proiettato, alimentato le mie attitudini creative, ho cercato di ascoltarle nel silenzio della notte per dar loro forma. 
Il mio mestiere di costumista ha molta attinenza con il mondo dei sogni. Se pensiamo che dall’orizzontale di un copione cartaceo dobbiamo verticalizzare un’idea, darle la forma dei sogni che la storia e il regista chiedono di evocare.
Quante volte ammiriamo un abito e diciamo che è un abito da Sogno!!! Tutte le donne eleganti o misteriose che ho vestito le ho dipinte ma ancor prima le ho sognate, immaginando di essere e vivere le avventure di personaggi straordinari di epoche passate dei film in bianco e nero.
Ho amato Eraclito, cercando di perseguire il suo monito. Egli diceva che bisogna volere l'impossibile affinché il possibile accada.
Ho sognato fortemente nei vari campi del mio lavoro contaminando e interfacciando la pittura con la scrittura, con le immagini in movimento del cinema, con la suggestione della teatralità o con il glamour di una passerella della moda mixato alla strada.
Ho molto sognato da bambina ad occhi aperti e chiusi, alimentando il mio mondo onirico con i suoi chiaroscuri e le sue ombre che ha contribuito fortemente alla costruzione della ragazza prima e alla donna artista che sono diventata.
Personalmente, quando ho l'impressione di non sognare più, mi sembra che qualche luce si spenga dentro di me come un interruttore che vada riattivato del consenso di riaccendere la miccia poderosa dei sogni che desidero realizzare.
Parlavamo della rabbia, la quale per me è una forza che saputa incanalare ha un valore salvifico. Per anni ho convissuto pervasa dalla rabbia. Essa può essere una forza distruttrice ma anche una grossissima fonte di forza, di coraggio, di riscatto nel lottare per te e per gli altri.
Ho cercato di non dimenticare, praticando l'esercizio della memoria trasformandola in traccia scritta, così, come gli elefanti non dimentico. Oggi sogno un sogno reale che riscatti i miei sogni che hanno subito degli incidenti percorso.   

(Anna Rita, Grafologa) - Mi fermo allora su George Sand. Anche lei una donna che di coraggio, certo, ne ha avuto. Che ha inseguito i suoi sogni. Che ha attraversato lo “specchio” non tanto per unire le parti di sé che possono divergere: ma per riconoscerle, prima, e farle accettare, poi - anche da lei stessa - come compresenti.
Sand, in quella prima metà dell’800, ha messo tutto alla luce del sole, davvero in modo “coraggioso”, talvolta provocatorio. Vi voglio mostrare come, nella sua scrittura, si evidenzia la presenza di diverse “anime”.



Quando scrive così (e sarà così soprattutto nelle scritture del periodo in cui a Parigi lottava per affermarsi come poeta e come donna che ha diritti di libertà ed eguaglianza) la “vediamo” vestita da uomo e con sigaro in bocca. La sua scrittura è tutta tesa ad affermarsi: decisa e rapida procede verso la destra, piena di angoli, con affondi risoluti, con un tratto carico e appoggiato.
La Sand, però, riesce ad esprimere altra parte di sé nel tracciato grafico che si arrotonda, allentando la tensione: è la donna che, pur nella sua autonomia e nella capacità di affermarsi, sa accogliere, sa farsi ricettiva, sa dare calore.


Paola Nazzaro) - E' davvero incredibile vedere fotografate nelle scritture due anime. Che qui, nella Sand, convivono. 

(Pasqualina, Psicologa) - Purtroppo spesso non è così. E allora, ci può essere tanto dolore, troppo. Di questo parleremo al prossimo tè!

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