Un tè con ognuna di esse con:
Paola Nazzaro, Autrice del libro Carezze Korazze &skizzi di vita. Edito da Progetto Cultura
Anna Rita Guaitoli, Giornalista, critica letteraria, studiosa del Segno Grafico
Pasqualina Cioria, Psicologa, Psicoterapeuta
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Foto e Decoro Paola Nazzaro |
Grazie alla lettura del libro,
al rincorrersi delle emozioni, 3 donne, 3 menti diverse si sono incontrate e
ritrovate davanti a un tè a chiacchierare del più e del meno. Per confrontarsi,
andando oltre le apparenze, oltre le Korazze. Donne che credono nella forza
creatrice delle mareggiate interiori.
I SOGNI SON DESIDERI?
(Anna Rita, Grafologa) - Cosa c’è di più sogno di quello di Alice
(ovviamente, di “Alice nel paese delle meraviglie”)? Tra l’altro, anche lei, ha
il suo tè.
Sai Paola, il collegamento ad Alice è quasi
obbligatorio visto che nella tua prefazione sottolinei che “… era tempo di attraversare lo specchio di
Alice… “.
E sì, care amiche, per farlo ci vuole coraggio. Ne
abbiamo discusso. Ma in questo caso vorrei mettere l’accento sul coraggio di
"congiungere" la parti diverse di sé. La fantasia, il “sogno”, può
aiutare a trovare le immagini di noi che sono divise. E magari darci la spinta
al viaggio della conoscenza: come è stato per l’Alice di Carroll.
Ma, qui, vorrei sentire la Psicologa. Fino a quando
sognare, immaginare, fantasticare, può essere utile?
(Pasqualina, Psicologa) - La
necessità di fantasticare è soggettiva. I sogni si differenziano in base
all’età. In genere, i bambini e gli adolescenti sognano di più in confronto
agli adulti, per loro sognare è fondamentale per esplorare nuove condizioni.
Per quanto non finisce mai la tendenza a immaginare il futuro, man mano che si
cresce, i sogni diminuiscono. Certo è che i momenti in cui ci si ritrova persi
a sognare ad occhi aperti sono svariati, da quando si vive una situazione di
stress, di frustrazione, di noia, a quando ci sentiamo come “fuori posto” rispetto al nostro mondo
reale. Sognare ad occhi aperti è frequente ed è un’esperienza che appartiene
alle normali attività della mente durante la quale si rielaborano informazioni
della vita vera di ciò che si è e che si vive. Ovviamente, ogni persona ha il
suo vissuto e il suo “mondo fantastico”, pertanto, ogni persona sogna in base
alla propria realtà. I sogni possono aiutare a concretizzare i nostri
propositi, indicano le aspettative, i desideri e le paure più nascoste. Sognare
è un po’ come vedere una sorta di film nella nostra testa, che in alcuni
momenti, può persino cambiare il nostro stato d’animo, fornendo relax e
intrattenimento. Inoltre, fantasticare su qualcosa che rende felici, può
aiutare a vivere meglio situazioni difficili.
Sognare fa bene, specialmente quando i sogni ci
rincuorano e fa bene, soprattutto, quando si sognano cose realizzabili. Sono
controproducenti, invece, quando essi diventano una fuga dalla nostra realtà,
quando sono troppo rigidi e quando sono irrealizzabili. Secondo Klinger, i
sogni aiutano a ottenere il massimo dal nostro cervello e sono una risorsa
individuale indispensabile per affrontare la vita.
Citando Hermann Hesse: “Bisogna trovare il proprio
sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni
sogno cede il passo a un sogno nuovo. E non bisogna volerne trattenere alcuno”.
Di per sé, quindi, fantasticare
può essere un bene ma come in tutte le cose, l'eccesso fa male.
(Anna Rita, Grafologa) - Sapete
cosa diceva George Sand, una delle donne “che abitano” in Paola? “… un sogno che attraversa il cervello basta
per sconvolgere tutta un’anima…” “… e io sentivo la mia volontà slanciarsi
verso un nuovo periodo del mio destino. – Allora è là che tu sei? mi diceva una
voce interiore; bene! cammina, avanza, impara”…
E’ stato così, per te, Paola?
(Paola Nazzaro) - Il sogno per me è stato il mio schermo privato sul quale ho
proiettato, alimentato le mie attitudini creative, ho cercato di ascoltarle nel
silenzio della notte per dar loro forma.
Il mio mestiere
di costumista ha molta attinenza con il mondo dei sogni. Se pensiamo che dall’orizzontale
di un copione cartaceo dobbiamo verticalizzare un’idea, darle la forma dei
sogni che la storia e il regista chiedono di evocare.
Quante volte
ammiriamo un abito e diciamo che è un abito da Sogno!!! Tutte le donne eleganti
o misteriose che ho vestito le ho dipinte ma ancor prima le ho sognate,
immaginando di essere e vivere le avventure di personaggi straordinari di
epoche passate dei film in bianco e nero.
Ho amato
Eraclito, cercando di perseguire il suo monito. Egli diceva che bisogna volere
l'impossibile affinché il possibile accada.
Ho sognato
fortemente nei vari campi del mio lavoro contaminando
e interfacciando la pittura con la scrittura, con le immagini in movimento
del cinema, con la suggestione della teatralità o con il glamour di una
passerella della moda mixato alla strada.
Ho molto sognato
da bambina ad occhi aperti e chiusi, alimentando il mio mondo onirico con i suoi
chiaroscuri e le sue ombre che ha contribuito fortemente alla costruzione della
ragazza prima e alla donna artista che sono diventata.
Personalmente,
quando ho l'impressione di non sognare più, mi sembra che qualche luce si
spenga dentro di me come un interruttore che vada riattivato del consenso di riaccendere
la miccia poderosa dei sogni che desidero realizzare.
Parlavamo della
rabbia, la quale per me è una forza che saputa incanalare ha un valore
salvifico. Per anni ho convissuto pervasa dalla rabbia. Essa può essere una
forza distruttrice ma anche una grossissima fonte di forza, di coraggio, di riscatto
nel lottare per te e per gli altri.
Ho cercato di
non dimenticare, praticando l'esercizio della memoria trasformandola in traccia
scritta, così, come gli elefanti non dimentico. Oggi sogno un sogno reale che riscatti i miei
sogni che hanno subito degli incidenti percorso.
(Anna Rita, Grafologa) - Mi
fermo allora su George Sand. Anche
lei una donna che di coraggio, certo, ne ha avuto. Che ha inseguito i suoi
sogni. Che ha attraversato lo “specchio” non tanto per unire le parti di sé che
possono divergere: ma per riconoscerle, prima, e farle accettare, poi - anche
da lei stessa - come compresenti.
Sand, in quella prima metà dell’800, ha messo tutto alla luce del sole,
davvero in modo “coraggioso”, talvolta provocatorio. Vi voglio mostrare come,
nella sua scrittura, si evidenzia la presenza di diverse “anime”.
Quando scrive così (e sarà così soprattutto nelle
scritture del periodo in cui a Parigi lottava per affermarsi come poeta e come
donna che ha diritti di libertà ed eguaglianza) la “vediamo” vestita da uomo e
con sigaro in bocca. La sua scrittura è tutta tesa ad affermarsi: decisa e
rapida procede verso la destra, piena di angoli, con affondi risoluti, con un
tratto carico e appoggiato.
La Sand, però, riesce ad esprimere altra parte di sé nel
tracciato grafico che si arrotonda, allentando la tensione: è la donna che, pur
nella sua autonomia e nella capacità di affermarsi, sa accogliere, sa farsi
ricettiva, sa dare calore.
Paola Nazzaro) -
E' davvero incredibile vedere fotografate nelle scritture due anime. Che qui,
nella Sand, convivono.
(Pasqualina,
Psicologa) - Purtroppo spesso non è così. E allora, ci può essere tanto dolore,
troppo. Di questo parleremo al prossimo tè!
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