Paola Nazzaro Blog: "Metti in moto le tue passioni...!!"
Né vento, né grandine, né età rallentano uno spirito libero, cresciuto su due ruote. Il rischio, gli odori, le cose. Ricettiva. Come una macchina da presa di carne ed ossa, dotata di cuore ed anima.
lunedì 30 maggio 2016
lunedì 2 maggio 2016
"Sospiri d'anice" Dal libro Carezze Korazze & Skizzi di Vita pag. 29
Amsterdam
2000
Trafitta come una ninfea acquatica rosa e bianca,
da un pugnale d'argento dal manico d'avorio.
Immobile sonnambula cullata solo
dal pianto trasparente
che scivola sui petali di madreperla
della camicia da notte.
Nuca bambina, odorosa di trecce bionde disfatte,
e profumate, di bianchi confetti da matrimonio
dall'animo di anice...
rompersi adesso sulle labbra del carnefice
giovedì 28 aprile 2016
"Sguardo" Dal libro Carezze Korazze & Skizzi di Vita pag. 25
Capri
settembre - 1995
...attraverso la vetrata
che dà nel giardino prezioso
della tua capanna d'oro
incrocio il tuo sguardo d'ambra
dai bagliori di giada tigrata,
incorniciato dalle alghe di corallo
nero delle tue ciglia.
mercoledì 27 aprile 2016
"Amore su Misura" Dal libro Carezze Korazze & Skizzi di Vita pag.22
Roma 1984
Mio sposo dell'anima, dei sensi, del cuore
non sarà facile placare la sete di te
nell'animo arso, nel cuore a brandelli, tenuto da
mille spilli come un abito di sartoria in prova.
Un sentimento imbastito
una prova su misura, una intesa appiombo,
un modello non confezionato,
nuovo ogni volta; con accorgimenti più raffinati... che
non passano mai di moda
sabato 7 novembre 2015
Le donne che abitano in me. Capitolo 3
Un tè con ognuna di esse con:
Paola Nazzaro, Autrice del libro Carezze Korazze &skizzi di vita. Edito da Progetto Cultura
Anna Rita Guaitoli, Giornalista, critica letteraria, studiosa del Segno Grafico
Pasqualina Cioria, Psicologa, Psicoterapeuta
Grazie alla lettura del libro,
al rincorrersi delle emozioni, 3 donne, 3 menti diverse si sono incontrate e
ritrovate davanti a un tè a chiacchierare del più e del meno. Per confrontarsi,
andando oltre le apparenze, oltre le Korazze. Donne che credono nella forza
creatrice delle mareggiate interiori.
NELL’OMBRA DEL DOLORE
(A.
R. Guaitoli, Grafologa) - E quando il dolore è “troppo”, come diceva la
Psicologa la volta scorsa, quando non trova compensazioni né via di uscita, può
diventare deflagrante.
Sto pensando ancora alle “donne” che abitano in Paola.
Mi ha sempre colpito constatare come certe ferite provochino un dolore che si
manifesta nella scrittura con violenza. Così, infatti, si rivela nella
scrittura di quella provocatrice che è stata Marguerite Duras: sempre oltre i
limiti, con i suoi amori, le scelte politiche, l’autodistruzione con l’alcol.
In questo caso parlo di scrittura nel doppio senso. La scrittura come organizzazione del pensiero lascia intravedere nelle frasi brevi,
spezzate, essenziali, piene di silenzi, la volontà di scrutare, di ascoltare le
voci di sottofondo: perché tutto, ogni particolare, ritrovi senso.
La scrittura in quanto segno che rimane sulla carta
subisce nel tempo diverse metamorfosi. Piccola, controllata, come quella dei
diari scritti tra il 1943-1949. Poi, sempre più movimentata, diseguale, farà
trapelare emozioni che sono vissute fino in fondo, talvolta in modo scomposto,
così da attivare una vera angoscia.
Certo, c’è la forza della traiettoria a dire la
costanza del progetto; ma la scrittura dalle numerose irregolarità che oscilla,
si schiaccia, cade, trema, urla la violenza di ferite profonde che possono attivare
volontà distruttive.
(P. Cioria, Psicologa) - Il dolore non deve
essere visto come un nemico ma piuttosto come un maestro di vita. Il corso
della vita è pieno di dolore, di perdite e separazioni. Il dolore e la
sofferenza guidano l’uomo fin dal primo momento in cui viene al mondo e fino
all’ultimo dei suoi giorni. Il piacere e il dolore sono esperienze primitive a
cui siamo esposti fin dalla nascita e
lungo tutto l’arco della vita. Il dolore è una sensazione molto soggettiva,
difatti, la soglia del dolore sia fisico che psicologico, è diversa in ognuno
di noi. Chi lo percepisce più forte, chi meno. Se, per il dolore fisico, ci
possono essere delle soluzioni che aiutano ad alleviarlo, per quanto riguarda
il dolore psicologico, non esistono “pillole
magiche”. Il dolore è la risposta
psicologica che, in genere, si nota davanti a una perdita,
è la reazione emotiva che affiora per non aver più qualcosa o qualcuno. Questa reazione non ha
solo tratti emotivi, ma anche fisici e sociali.
Come dicevamo, il dolore è presente fin dalla nascita,
se, infatti, pensiamo alle prime ore di vita di un bambino, possiamo vedere,
come già questi
siano traumatici. Da subito si iniziano a sperimentare sensazioni dolorose come
la fame, la sete, il caldo, il freddo, crescendo, la dentizione ecc. Con il
tempo aumentano la frustrazione e la sofferenza in diversi ambiti. Tuttavia, se
il dolore e la sofferenza non superano una certa soglia, sono necessari alla
crescita e allo sviluppo della persona, viceversa quando non si riesce più e
gestirli.
Per
quanto ognuno di noi si preoccupa di evitare o diminuire il dolore, purtroppo è
una realtà esistenziale. Provare dolore è naturale, esso ha mille sfaccettature
e ognuno ha i suoi dolori che vive a modo suo, ognuno ha le sue catastrofi.
Qualunque sia la fonte del nostro dolore, dobbiamo essere consapevoli che per
riprendersi dallo stesso occorre tempo. Per superare il dolore innanzitutto
bisogna affrontarlo, non scappare, non bisogna negare a sé stessi e fingere che
non lo stiamo provando, bisogna esprimere le proprie emozioni e i propri
sentimenti. Può essere molto utile parlarne con qualcuno. Ed è di fondamentale
importanza continuare a vivere la propria vita.
Ogni
difficoltà è un’occasione di crescita per sé stessi. La vita ogni giorno ci
pone ostacoli sul nostro cammino ma ricordiamo che anche la notte più buia
lascerà spazio al nuovo giorno!
(A.
R. Guaitoli, Grafologa) - C’è sempre un’ombra, dietro il dolore.
Un’ombra cui spesso non si sa dare nome. Un’ombra che rischia di inghiottire.
Come nel tuo impressionante dipinto, Paola. Il giallo dello
sfondo non ricorda più gioia o vitalità: nell’ambivalenza dei significati, qui,
è il giallo citrino dello zolfo-veleno, il giallo freddo del tradimento.
A poco servono quei biglietti dei baci Perugina che vorrebbero forse
ricordare speranze antiche. Ma tu che dici di te, Paola? Della tua ombra?
(Paola Nazzaro) - All’ombra
del dolore prendono forma le mie impalpabili e sontuose ombre, che, non più
dissolte nell’assenza, divengono muta presenza.
Sta a me decodificarle, dar loro un volto, un nome,
un’appartenenza , sta a me ascoltare quanto vogliono dirmi.
Parlare razionalmente della propria ombra è un’impresa
ardua, come imprigionare il fumo in una mano; posso farlo chiedendo il supporto
di linguaggi, arti diverse, attraverso la forza del colore, del segno grafico o
della traccia incisiva della scrittura.
Mi è sempre interessato interfacciarmi a qualsiasi
forma artistica espressiva valida, se adoperata per esprimere le percezioni del
mio magma interiore del mio anelito spirituale. Soltanto immergendomi nel
silenzio oscuro posso portare alla luce quella parte inquieta di me stessa.
È necessario tutto il mio coraggio per percorrere la
selva intricata delle emozioni, delle passioni e degli amori illusori, per fare
conoscenza non solo, della mia ombra ma specchiarmi in quella di un altro, che
ho scelto, davanti alla quale mi sento sedotta da qualcosa di irreparabilmente
misterioso a cui istintivamente so appartenere.
La forza della mia immaginazione e della creazione si
amplifica quando un’altra ombra sembra accogliermi nel suo mistero. Sento
appartenere a qualcosa di tangibile da togliermi il respiro, una melanconia e
al contempo una violenta lucidità di qualcosa che è perduto per sempre.
La violenza della lucida consapevolezza, del colore
giallo citrino, del dipinto citato, porta la luce acida “dell’accettazione
inaccettabile” e del già passato.
I bigliettini dei baci Perugina, sono come frammenti,
testimoni silenziosi di dolcezze amare, di un amore non più rinnovato. Quei
testimoni di scippi di un tempo non reversibile divengono sentinelle
silenziose, accompagnandomi dal paese dei balocchi dell’innocenza, al mondo
adulto, conservando nello sguardo lucido una purezza avvelenata. La forza della
traccia grafica prende consapevolezza, le fiamme tremule del candeliere, seppur
fioche, sono portatrici di luce, amplificano i contorni delle ombre nelle
pareti di me stessa e la luce della coscienza prende forma.
Tuttavia, imparare a convivere con la mia ombra, è un
esercizio di individuazione e conoscenza di me stessa, custodisce la chiave
delle mie attitudini e può fornirmi l’audacia necessaria per abbassare il ponte
levatoio del mio riservo, del mio pudore, per gli attacchi frontali con la
vita.
(P.
Cioria, Psicologa) - Il dolore è solo dolore, è simile a un’onda che va e viene, il grado di
sollievo che proviamo dipende solo da come lo affrontiamo. Dobbiamo
imparare a conviverci, accettandolo e vivendo la nostra vita in modo attivo. In
genere, quando non siamo focalizzati solo ed esclusivamente nel dolore, quando
gli diamo il giusto peso, sembra che esso faccia meno male.
lunedì 13 luglio 2015
Le donne che abitano in me. Capitolo 2
Un tè con ognuna di esse con:
Paola Nazzaro, Autrice del libro Carezze Korazze &skizzi di vita. Edito da Progetto Cultura
Anna Rita Guaitoli, Giornalista, critica letteraria, studiosa del Segno Grafico
Pasqualina Cioria, Psicologa, Psicoterapeuta
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Foto e Decoro Paola Nazzaro |
Grazie alla lettura del libro,
al rincorrersi delle emozioni, 3 donne, 3 menti diverse si sono incontrate e
ritrovate davanti a un tè a chiacchierare del più e del meno. Per confrontarsi,
andando oltre le apparenze, oltre le Korazze. Donne che credono nella forza
creatrice delle mareggiate interiori.
I SOGNI SON DESIDERI?
(Anna Rita, Grafologa) - Cosa c’è di più sogno di quello di Alice
(ovviamente, di “Alice nel paese delle meraviglie”)? Tra l’altro, anche lei, ha
il suo tè.
Sai Paola, il collegamento ad Alice è quasi
obbligatorio visto che nella tua prefazione sottolinei che “… era tempo di attraversare lo specchio di
Alice… “.
E sì, care amiche, per farlo ci vuole coraggio. Ne
abbiamo discusso. Ma in questo caso vorrei mettere l’accento sul coraggio di
"congiungere" la parti diverse di sé. La fantasia, il “sogno”, può
aiutare a trovare le immagini di noi che sono divise. E magari darci la spinta
al viaggio della conoscenza: come è stato per l’Alice di Carroll.
Ma, qui, vorrei sentire la Psicologa. Fino a quando
sognare, immaginare, fantasticare, può essere utile?
(Pasqualina, Psicologa) - La
necessità di fantasticare è soggettiva. I sogni si differenziano in base
all’età. In genere, i bambini e gli adolescenti sognano di più in confronto
agli adulti, per loro sognare è fondamentale per esplorare nuove condizioni.
Per quanto non finisce mai la tendenza a immaginare il futuro, man mano che si
cresce, i sogni diminuiscono. Certo è che i momenti in cui ci si ritrova persi
a sognare ad occhi aperti sono svariati, da quando si vive una situazione di
stress, di frustrazione, di noia, a quando ci sentiamo come “fuori posto” rispetto al nostro mondo
reale. Sognare ad occhi aperti è frequente ed è un’esperienza che appartiene
alle normali attività della mente durante la quale si rielaborano informazioni
della vita vera di ciò che si è e che si vive. Ovviamente, ogni persona ha il
suo vissuto e il suo “mondo fantastico”, pertanto, ogni persona sogna in base
alla propria realtà. I sogni possono aiutare a concretizzare i nostri
propositi, indicano le aspettative, i desideri e le paure più nascoste. Sognare
è un po’ come vedere una sorta di film nella nostra testa, che in alcuni
momenti, può persino cambiare il nostro stato d’animo, fornendo relax e
intrattenimento. Inoltre, fantasticare su qualcosa che rende felici, può
aiutare a vivere meglio situazioni difficili.
Sognare fa bene, specialmente quando i sogni ci
rincuorano e fa bene, soprattutto, quando si sognano cose realizzabili. Sono
controproducenti, invece, quando essi diventano una fuga dalla nostra realtà,
quando sono troppo rigidi e quando sono irrealizzabili. Secondo Klinger, i
sogni aiutano a ottenere il massimo dal nostro cervello e sono una risorsa
individuale indispensabile per affrontare la vita.
Citando Hermann Hesse: “Bisogna trovare il proprio
sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni
sogno cede il passo a un sogno nuovo. E non bisogna volerne trattenere alcuno”.
Di per sé, quindi, fantasticare
può essere un bene ma come in tutte le cose, l'eccesso fa male.
(Anna Rita, Grafologa) - Sapete
cosa diceva George Sand, una delle donne “che abitano” in Paola? “… un sogno che attraversa il cervello basta
per sconvolgere tutta un’anima…” “… e io sentivo la mia volontà slanciarsi
verso un nuovo periodo del mio destino. – Allora è là che tu sei? mi diceva una
voce interiore; bene! cammina, avanza, impara”…
E’ stato così, per te, Paola?
(Paola Nazzaro) - Il sogno per me è stato il mio schermo privato sul quale ho
proiettato, alimentato le mie attitudini creative, ho cercato di ascoltarle nel
silenzio della notte per dar loro forma.
Il mio mestiere
di costumista ha molta attinenza con il mondo dei sogni. Se pensiamo che dall’orizzontale
di un copione cartaceo dobbiamo verticalizzare un’idea, darle la forma dei
sogni che la storia e il regista chiedono di evocare.
Quante volte
ammiriamo un abito e diciamo che è un abito da Sogno!!! Tutte le donne eleganti
o misteriose che ho vestito le ho dipinte ma ancor prima le ho sognate,
immaginando di essere e vivere le avventure di personaggi straordinari di
epoche passate dei film in bianco e nero.
Ho amato
Eraclito, cercando di perseguire il suo monito. Egli diceva che bisogna volere
l'impossibile affinché il possibile accada.
Ho sognato
fortemente nei vari campi del mio lavoro contaminando
e interfacciando la pittura con la scrittura, con le immagini in movimento
del cinema, con la suggestione della teatralità o con il glamour di una
passerella della moda mixato alla strada.
Ho molto sognato
da bambina ad occhi aperti e chiusi, alimentando il mio mondo onirico con i suoi
chiaroscuri e le sue ombre che ha contribuito fortemente alla costruzione della
ragazza prima e alla donna artista che sono diventata.
Personalmente,
quando ho l'impressione di non sognare più, mi sembra che qualche luce si
spenga dentro di me come un interruttore che vada riattivato del consenso di riaccendere
la miccia poderosa dei sogni che desidero realizzare.
Parlavamo della
rabbia, la quale per me è una forza che saputa incanalare ha un valore
salvifico. Per anni ho convissuto pervasa dalla rabbia. Essa può essere una
forza distruttrice ma anche una grossissima fonte di forza, di coraggio, di riscatto
nel lottare per te e per gli altri.
Ho cercato di
non dimenticare, praticando l'esercizio della memoria trasformandola in traccia
scritta, così, come gli elefanti non dimentico. Oggi sogno un sogno reale che riscatti i miei
sogni che hanno subito degli incidenti percorso.
(Anna Rita, Grafologa) - Mi
fermo allora su George Sand. Anche
lei una donna che di coraggio, certo, ne ha avuto. Che ha inseguito i suoi
sogni. Che ha attraversato lo “specchio” non tanto per unire le parti di sé che
possono divergere: ma per riconoscerle, prima, e farle accettare, poi - anche
da lei stessa - come compresenti.
Sand, in quella prima metà dell’800, ha messo tutto alla luce del sole,
davvero in modo “coraggioso”, talvolta provocatorio. Vi voglio mostrare come,
nella sua scrittura, si evidenzia la presenza di diverse “anime”.
Quando scrive così (e sarà così soprattutto nelle
scritture del periodo in cui a Parigi lottava per affermarsi come poeta e come
donna che ha diritti di libertà ed eguaglianza) la “vediamo” vestita da uomo e
con sigaro in bocca. La sua scrittura è tutta tesa ad affermarsi: decisa e
rapida procede verso la destra, piena di angoli, con affondi risoluti, con un
tratto carico e appoggiato.
La Sand, però, riesce ad esprimere altra parte di sé nel
tracciato grafico che si arrotonda, allentando la tensione: è la donna che, pur
nella sua autonomia e nella capacità di affermarsi, sa accogliere, sa farsi
ricettiva, sa dare calore.
Paola Nazzaro) -
E' davvero incredibile vedere fotografate nelle scritture due anime. Che qui,
nella Sand, convivono.
(Pasqualina,
Psicologa) - Purtroppo spesso non è così. E allora, ci può essere tanto dolore,
troppo. Di questo parleremo al prossimo tè!
giovedì 9 luglio 2015
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